Intervista di Bruno D'Amicis, fotografie di Joel Sartore | |
Dal momento che viaggi con così tante pellicole, come ti comporti ai controlli a raggi-X degli aeroporti? Trasporto tutti i rullini fuori dei loro contenitori in buste di plastica trasparenti con chiusura ermetica. In questo modo, riesco di solito a far ispezionare a mano tutto il materiale invece di farlo passare ai raggi-X. In nessuna occasione lascio che delle pellicole non sviluppate vengano esposte ai raggi-X destinati alle valige consegnate al check-in perché sono molto più potenti e possono rovinare il materiale sensibile. Quando sei in viaggio, spedisci le pellicole esposte alla redazione del National Geographic o li tieni con te? Di solito cerco di spedire le pellicole in America non appena ho scattato 40-50 rullini. Mi rende nervoso avere con me molto materiale esposto quando sono sul campo: il rischio che possa venire perso, danneggiato o rubato è troppo elevato. In questo caso, dopo che le pellicole hanno raggiunto la redazione, ricevi qualche tipo di feedback? Consigli, richieste di nuovi scatti... Talvolta. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, nel tempo che occorre al materiale per arrivare a destinazione, venire sviluppato ed esaminato dal photo editor, io mi trovo già in un altro posto a scattare nuove immagini. Comunque, i risultati vengono esaminati e discussi più che sufficientemente quando mi trovo in redazione per la selezione finale. Come descriveresti il tuo stile: cosa vuoi comunicare alle persone attraverso le tue immagini? Con le mie immagini di natura, ciò che spero di trasmettere è l'assoluta necessità di salvare i luoghi selvaggi e le specie minacciate. Noi, come umani, abbiamo una possibilità di scelta ed io nutro la speranza che, avendo davanti agli occhi la natura in pericolo, la gente decida di salvarla. Cosa rende "buona" una fotografia? E' molto semplice: una bella luce, uno sfondo pulito ed un soggetto interessante. Il sistema che utilizzo per testare i miei criteri di interesse è quello che chiamo "Ehi, cara!". In pratica, quando viaggio insieme a mia moglie in macchina e lei mi siede accanto sfogliando una rivista, richiamo la sua attenzione per mostrarle qualcosa lungo la strada. Ciò mi aiuta a capire se è abbastanza interessante per giustificare l'interruzione o se la sto solo seccando! Quale delle tue fotografie ha per te un significato veramente particolare? L'immagine dei due pappagalli Ara macao in volo, scattata nel Parco di Madidi in Bolivia, ha un grande significato per me. In parte, a causa delle terribili condizioni fisiche in cui mi trovavo durante il servizio e di ciò che ho dovuto passare per ottenere la fotografia; ma, soprattutto per l'effetto che da quell'immagine ha determinato. Il governo boliviano era pronto a costruire una diga che avrebbe inondato l'intero Parco nazionale. Quando venne pubblicato il servizio, questi due pappagalli apparvero sulla copertina del National Geographic, costituendo una grande pubblicità per Madidi. In seguito, mi è stato detto che, subito dopo l'uscita della rivista, sono state fatte molte pressioni sul governo per fermare il progetto. Così è stato, ed il parco è stato salvato. Attualmente, la costruzione di una strada rappresenta una nuova minaccia per Madidi, ma, per lo meno, oggi non c'è una diga al posto della foresta. Cosa pensi della tecnologia digitale? Influenza in qualche modo il tuo metodo di lavoro? Non ho ancora scattato nessuna fotografia digitale per il National Geographic, ma l'ho fatto per altri brevi incarichi. Per me, il digitale è molto più semplice per il fatto che posso vedere cosa ho fotografato subito dopo lo scatto, perciò so quando ho ottenuto ciò che volevo. Quando lavoro con la pellicola, non ho idea di cosa ho ottenuto, quindi continuo a fotografare fino a quando è possibile. Molte delle mie migliori fotografie sono state scattate in momenti, in cui, se avessi saputo di aver già ottenuto quello che volevo, avrei messo via l'attrezzatura e preso la strada di casa. Per questo motivo, quindi, mi chiedo se, alla lunga, il digitale potrebbe ridurre la qualità del mio lavoro. Ma solo il futuro potrà dirlo. E' davanti agli occhi di tutti quale direzione stia prendendo la fotografia professionale. Solo poche agenzie fotografiche sopravvivono, più grandi giorno dopo giorno. Queste monopolizzano il web e prevalgono su quelle più piccole. Poi, il mercato sembra saturo. C'è meno interesse per le tematiche ambientali e ci sono molte meno riviste di natura in commercio rispetto agli anni Ottanta. Quale potrà essere, secondo te, il futuro della fotografia naturalistica? Ci sarà sempre spazio per la fotografia naturalistica, che è ora più importante che mai. Esiste sempre la speranza che belle immagini di luoghi veramente selvaggi possano incoraggiare la gente a preservarli. Non conosco la situazione in Europa, ma negli Stati Uniti c'è ancora un mercato fiorente per le riviste di natura. Molte organizzazioni legate alla conservazione degli animali pubblicano riviste proprie, tra cui alcune delle migliori dell'intera editoria americana. E le "classiche" immagini di natura? Mi chiedo se tra dieci anni ci sarà ancora interesse per le fotografie di leoni del Serengeti o dei pinguini in Antartide? Ci sarà sempre interesse per quelle immagini, perché rappresentano ciò che il pubblico medio si aspetta di vedere quando si trova davanti a delle fotografie "di natura". La sfida, per noi fotografi, è di creare qualcosa di fresco ed innovativo, che possa interessare tutti, a partire dall'appassionato di fotografia fino al pubblico più generico. Adesso una notizia di servizio che interesserà molti perché tu stai organizzando un workshop in Italia per l'anno prossimo. Che ruolo ha questo business nella tua attività? Adoro tenere workshop, perché spesso sono molto più piacevoli del lavoro sul campo in un luogo remoto ed inospitale; poi, perché di solito mi permettono di passare un po' più di tempo con la mia famiglia. Ma è anche bello incontrarsi, collaborare con altri fotografi e vedere cosa succede in altre parti del mondo. Terrò un workshop in Toscana nella seconda metà di maggio. Il mio scopo primario è quello di insegnare come sviluppare la propria visione creativa ed utilizzare la migliore luce possibile. Perciò, ci concentreremo prinicipalmente sulla fotografia di paesaggio e dei dettagli. Cosa ti aspetti da questa esperienza? Vedi, i miei genitori sono italiani, perciò spero di conoscere qualcosa di più sulle mie origini. Da quanto ho potuto vedere sinora, la Toscana mi ricorda la mia casa qui nella prateria americana. Per queste due ragioni, so già che mi sentirò a casa. Ultima domanda molto classica: quali consigli daresti ad un principiante che volesse seguire i tuoi passi? Il mio suggerimento è questo: lavorate duro, preferibilmente per qualcuno o per un'organizzazione che possa aiutarvi nella professione. Un giornale, un sito web o qualsiasi cosa. Scattate una tonnellata di immagini con la vostra macchina fotografica. Ogni nuova situazione ha il potenziale di migliorare la vostra fotografia. Ascoltate il vostro direttore e rispettate i suoi consigli su come rendere migliore il vostro lavoro. Imparate ad accettare le critiche ed utilizzatele per affinare la vostra tecnica. La professione del fotografo è difficile e i direttori spesso non hanno tempo di usare i guanti di velluto quando si tratta di dare suggerimenti. Con lo stesso spirito, esaminate criticamente le foto di altri fotografi. Quando ammirate il lavoro di un collega, passate del tempo osservando le sue immagini per capire cosa le rende speciali. E poi? In generale, è importante essere curiosi di natura, rilassati e sicuri di occuparsi di fotografia per i motivi giusti. Se lo fate solo per soldi e premi, avrete delle cocenti delusioni, specialmente agli inizi. Alcune persone scattano grandi immagini per anni e vengono scoperte soltanto dopo la loro morte. Se, invece, il vostro scopo è di rendere migliore il mondo, fotografando e documentando soggetti importanti, rendendo la gente felice con le vostre immagini e mostrando agli altri la realtà con un diverso punto di vista, avete ottime possibilità di godere di una lunga e luminosa carriera. Parlavi anche di determinazione... Come ho ti ho detto, il segreto vero è la determinazione. Molti degli scatti migliori arrivano alla fine della giornata, quando ci si sente distrutti e si sta per mettere via l'attrezzatura. Se smettete troppo presto, perderete molte delle migliori opportunità. Ma se volete veramente diventare dei bravi fotografi, continuate a scattare anche quando sapete di avere già ottenuto quello che volevate. |
lunedì 23 aprile 2007
IO FOTOGRAFO DEL NATIONAL GEOGRAPHIC
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